San Clemente a Casauria
Ultima modifica 5 settembre 2023
San Clemente a Casauria
Rappresenta il gioiello dell’architettura romanico-gotica abruzzese. Situato nel territorio di Castiglione a Casauria a pochi metri dall'uscita autostradale di Torre De' Passeri sull’estremo versante orientale del Gran Sasso, il complesso benedettino ha uno schema longitudinale a tre navate con transetto, coro e portico antistante.
La fondazione dell’abbazia, in origine dedicata alla SS. Trinità, risale all’871, per volere di Ludovico II. L’anno successivo venne dedicata a S. Clemente, in occasione del trasferimento delle spoglie del Papa Martire.
Trovandosi proprio sul confine tra il Ducato di Spoleto e quello di Benevento, subì diversi saccheggi ad opera dei Saraceni e dei Normanni fino al 1105, quando l’Abate Grimoaldo fece riconsacrare il complesso. Ma la fabbrica attuale si deve all’Abate Leonate che, a partire dalla seconda metà del XII secolo, promosse la rinascita dell’abbazia, chiamando maestranze cassinesi di grande valore artistico.
Nel XII secolo S. Clemente divenne un centro assai importante, quasi quanto Montecassino, tanto che la celebre Cronaca (Chronicon Casauriense), redatta dal monaco Giovanni, costituisce uno dei più importanti documenti storici del medioevo italiano.
All’esterno, il solenne prospetto del portico, sul quale si aprono tre archi di gusto borgognone in corrispondenza dei portali impreziositi da ornamenti e figure che celebrano, insieme alla gloria di Dio e dei Santi, la potenza dell’Abbazia; quello mediano è chiuso da battenti in bronzo databili intorno al 1191, sui quali si ammirano 48 delle 72 lastre originarie.
L’interno è a tre navate scandite da pilastri e semi colonne, con transetto raccordato all’aula da gradoni, ed abside unica.
Balza subito all’occhio nella navata centrale lo sfarzoso pulpito (XII secolo), con ricercati fregi decorativi che inquadrano rosoni magnifici tanto per ampiezza quanto per rilievo; di particolare interesse anche il candelabro per il cero pasquale, che poggia su una colonna romana in granito, ed il ciborio trecentesco alle spalle dell’altare maggiore, ricavato da un sarcofago paleocristiano adorno di motivi floreali.